Conte tra Gismondo e Burioni. Scienza, miti e scelte pubbliche, a proposito del coronavirus

(Pubblicato su questo sito il 24 marzo 2020) – Una premessa, caro lettore. Va detto, con schiettezza e pacatezza. Per troppe settimane, mentre notizie e immagini da Wuhan, sconcertanti, inondavano i nostri media, mentre faceva capolino la percezione di uno scenario di contagio senza confini, pochi hanno avuto il coraggio di dire a voce alta che uno più uno, almeno a volte, fa proprio due: dato che viviamo nel “mondo della globalizzazione”, con milioni e milioni di persone che si muovono per mille motivi da un angolo all’altro del pianeta era prevedibile anche una globalizzazione del contagio. Invece, in troppi (semplici cittadini, politici, media, autorità pubbliche e scientifiche) han reagito con un mix di superficialità e supponenza. È del 27 febbraio l’hashtag #Milanononsiferma di Sala, sindaco di Milano capitale economica d’Italia; negli stessi giorni Sala si faceva riprendere con lo stesso slogan sulla t-shirt o a mangiare nei ristoranti cinesi…

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Il coronavirus avanza. Il Principio di Precauzione come scudo

(Uscito, con altro titolo e in versione diversa, su “Alto Adige”, 22.2.2020 e “l’Adige”, 23.2.2020 – Pubblicato su questo sito il 22 febbraio 2020) – Immunologo noto al grande pubblico per la sua difesa dei vaccini, sul suo “Medical Facts” Roberto Burioni scrive: «Circa 2500 persone stanno tornando dalla Cina in Toscana». Parla di “persone” in quanto la nazionalità è irrilevante. E aggiunge: «Non riesco a capire perché la Regione Toscana si intestardisca ad affermare che la quarantena non è necessaria». Intanto, notizie delle ultime ore dicono di diversi casi di contagio, anche gravi, e di due morti in Italia. Ragioniamoci. Si chiama Principio di Precauzione (PdP). Vivere secondo questo principio non è facile. Ci proietta nella condizione di un Sisifo spogliato di sacralità. Sisifo, uomo di grande sagacia, ma “uomo”, aveva sfidato gli dei. Per punizione Zeus lo condanna a spingere un macigno dai piedi alla sommità di un…

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Dopo il Giorno della memoria. Quali lezioni per la democrazia di oggi?

(Uscito, in versione più breve, su “l’Adige”, 5 febbraio 2020 – Pubblicato su questo sito il 9 febbraio 2019) – Dopo il Giorno della memoria, arrivano i giorni successivi. C’è altro da dire sull’Olocausto, orrore dell’epoca contemporanea? Sì. I riti pubblici della memoria, specie quelli ufficiali e istituzionali, quelli integrati nel canone del calendario della memoria, sono momenti commemorativi di eventi (o personalità) che una comunità politica identifica come simboli della sua storia, dei suoi valori e della sua identità collettiva. Il simbolo attivato dalla memoria pubblica è strumento di comunicazione con cui una comunità politica esprime “chi è” e “chi vuole essere”. I riti collettivi si muovono sulle corde del pathos e della retorica, ora genuine ora di maniera. Ma per una democrazia sono anche occasione per riflettere criticamente su se stessa, sul suo presente e futuro, oltre che sul suo passato. Archiviati pathos e retorica celebrativi, la riflessione…

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Venti di guerra culturale, guerra civile strisciante. Abbassare il tono delle “verità”

(Uscito in versione leggermente diversa e con altro titolo su “l’Adige”, 4 aprile 2019; – Pubblicato su questo sito il 14 luglio 2019) – Il dibattito politico-culturale è desolante. La serenità del confronto laico è alle corde. Estremizzazioni e fanatismi impediscono il “dialogo tra diversi”. Ovunque. Specie su questioni da prendere con le molle poiché toccano l’identità di ciascuno, riguardano come vediamo e giudichiamo noi stessi e gli altri, la società cui vogliamo vivere, sensibilità personali e tabù collettivi. Come fare di fronte all’immigrazione?  Cosa comporta avere fedi religiose o credo ideologici? Cosa è “famiglia” o coppia? Maschi e femmina sono identità definite o “fluide”? Eguaglianza tra donna e uomo significa essere uguali o no, e perché? Temi difficili, controversi. Le idee sono in contrasto, ma ciò di per sé non disturba. A preoccuparmi è il modo in cui i loro sostenitori si pongono l’un l’altro. Nel discorso pubblico, e…

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