La fiducia e la scienza. Il governo Conte 2 e le pressioni del virus Covid-19

(Uscito su “l’Adige” e “Alto Adige”, 6 marzo 2020 – Pubblicato su questo sito il 6 marzo 2020) – Chiusura di scuole e università in tutta Italia. Governo, 4 marzo mattino: “La chiusura è possibile, se ce lo chiedono gli scienziati”; governo, 4 marzo pomeriggio: chiusura di scuole e università, ma per gli esperti della sanità non c’è supporto scientifico per la misura. È un passaggio che deve far riflettere sui rapporti tra decisioni politiche e scienza. Su ciò che compete alla politica e ciò che compete alla scienza, specie in situazioni di crisi e di incertezza. Per troppo tempo ci è stata raccontata un’altra storia, e ci si fatti cullare da una bella favola che affidava ogni scelta alla scienza. Più o meno la seguente, che sovraccaricava di aspettative e responsabilità la scienza, e deresponsabilizzava la politica. Con danni per entrambe. Rassicurare, sdrammatizzare, essere razionali, seguire la scienza; stemperare…

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Trump, crisi dell’ordine internazionale liberale e politica anti-sistema

(Uscito in versione leggermente diversa e con altro titolo su “l’Adige” e “Alto Adige”, 7 novembre 2018 – Pubblicato su questo sito il 18 luglio 2019) – Il quadro nella sostanza non è mutato: aggiornate ai tempi, le riflessioni sul rifacimento dell’ordine internazionale fatte alcuni mesi fa possono qui di seguito essere riproposte. Il 6 novembre gli Americani rinnovano il Congresso. Le elezioni di mid-term ci diranno della forza della Presidenza Trump, del peso elettorale di due anni di clamorose manifestazioni pubbliche ispirate dal Partito Democratico contro Trump, se si andrà o no all’impeachment del Presidente. I sondaggi danno in testa i Democratici, anche se i Repubblicani di Trump sono dati in rimonta. Per l’opinione pubblica, americana e non, è un referendum su Trump. Staremo a vedere. Ciò che sappiamo fin da ora è che sul piano istituzionale ai Democratici non basta semplicemente vincere. Attualmente i Repubblicani hanno la maggioranza…

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Pluriverso 68. Un cambiamento d’epoca che ci interroga ancora

(Uscito su “UniTrentoMag”, 12 novembre 2018 – Pubblicato su questo sito il 10 giugno 2019) – Il movimento del 68 ha segnato per tutto il mondo una fase di profondo mutamento: un rivolgimento di equilibri stabilizzatisi progressivamente a partire dal secondo dopoguerra, l’espressione di una crisi di identità epocale. Una stagione di crisi che, ad esempio in Italia, vede combinarsi fine del boom economico e lotte politiche e sindacali, tensioni internazionali e guerre (fredde e calde), battaglie culturali e per i diritti civili, attori collettivi organizzati gerarchicamente o più “fluidi” e a “legame debole”, studenti di scuola e di università, cittadini in piazza. Comunque la si pensi, è anche da questa camaleontica stagione, da questo coacervo di soggetti individuali e collettivi, dalle loro imprese riuscite o fallite, che ha preso forma un mondo nuovo. Un mondo diverso da quello di oggi, che pure a suo modo lo ha incorporato.      A…

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Europa dopo il voto: partita ancora aperta

(Uscito in forma leggermente diversa su “l’Adige”, 5 giugno 2019 – Pubblicato su questo sito il 6 giugno 2019) – Scampato pericolo: l’Europa resta europeista. Ma nel giro di pochi giorni il tema dell’Europa è scomparso dalle prime pagine della grande stampa, non solo in Italia. Si ritorna alle questioni politiche “nazionali” ovvero il voto europeo viene letto in chiave nazionale e l’Europa si eclissa: di “quale Europa” siamo alla ricerca e dei valori europei tanto agitati in campagna elettorale si perdono le tracce. I cittadini hanno votato, l’attacco è stato respinto, la partita è finita. Sarà. Ma i risultati delle elezioni dicono che la politica in Europa è una partita tutt’altro che chiusa. Per questo è utile approfondire la scena politica delineata dal voto europeo. Anzitutto è bene inquadrare il dato dell’affluenza alle urne, passando dall’aritmetica alla politica. L’affluenza è senza dubbio aumentata rispetto alle precedenti elezioni: 51% contro…

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L’autunno del consenso neoliberale

(Uscito su “Trentino”, 6 settembre 2018; “Alto Adige”, 6 settembre 2018 – Pubblicato su questo sito il 4 giugno 2019) – Dal secondo dopoguerra le democrazie europee sono state per lo più governate da partiti di centrodestra o centrosinistra che avevano una visione convergente della società e dell’economia. Nonostante le differenze in talune scelte di policy, queste forze hanno incarnato un consenso ideologico condiviso, i cui pilastri sono stati (dove più, dove meno) un’economia basata sul mercato (liberalizzazioni, privatizzazioni, concentrazioni economiche); uno schiacciante prevalere della logica dei beni privati e una mortificazione dei beni pubblici e comuni; un arretramento dello Stato nella fornitura di beni e diritti di cittadinanza (sanità, istruzione, assistenza sociale, pensioni, risorse energetiche). Altri pilastri di questa ideologia condivisa sono stati l’apertura dei “mercati nazionali”, con la libera circolazione di capitali, beni, servizi e persone (globalizzazione); la creazione in Europa di un “mercato unico”, che si è…

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Un voto per l’Europa

(Uscito su “l’Adige”, 23 marzo 2019 – Pubblicato su questo sito il 24 maggio 2019) I Capi di Stato di 21 Paesi membri dell’Ue, compreso Mattarella, han lanciato un appello in vista del voto europeo. La politica è da tempo in movimento, e uno dei temi che la scalda è l’Europa. Per quale Europa vale la pena impegnarsi e battersi? La contrapposizione tra europeisti e populisti o sovranisti, che tanta eco trova, può essere retoricamente efficace, ma è fuorviante. La frattura che spiega i termini della lotta politica vede, piuttosto, da una parte chi continua a difendere l’Europa neoliberale disegnata a Maastricht e affidata alla regia “germanocentrica” di Bruxellese, dall’altra chi la mette in discussione e intercetta il diffuso disagio popolare. I critici riscuotono consensi nel nome di un’Europa che affronti i problemi in modo più solidale e rispondente alle frustrazioni del ceto medio, al senso di insicurezza economica o…

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Alla ricerca di democrazie migliori

(Uscito su “l’Adige”, 28 marzo 2019 – Pubblicato su questo sito il 20 maggio 2019) Abbiamo un problema politico serio: la ricerca di democrazie migliori si è spenta. Dovrebbe preoccupare tutti. Anche il Pd di Zingaretti. Ma vediamo di cosa si tratta. Per una lunga stagione la democrazia occidentale ha interpretato il “consenso neoliberale”. Politica, economia e politiche pubbliche “ortodosse”, dominanti dagli anni ’70 e vaticinate in Europa da Bruxelles, hanno guidato non solo governi di centro-destra ma pure di centro-sinistra. Si è così consolidata la “politica pro-sistema” caratterizzata dall’obiettivo di difendere e diffondere il sistema di vita neoliberale: i suoi modelli di produzione e distribuzione della ricchezza, di uso delle risorse materiali e immateriali, la sua cultura, i suoi valori. In coincidenza con la crisi economica iniziata nel 2007, con l’emergere di problemi migratori epocali e l’incapacità a porvi rimedio, il consenso popolare al sistema neoliberale oggi è calante…

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