beni pubblici Archivi - Gaspare Nevola

Primo piano

Il decreto “Io sto a casa”, i “polli” e i veri stupidi. L’ora dei doveri verso la comunità

Gaspare Nevola 12/03/2020 2 Comments "Io sto a casa""polli" e free riders Adam Smith anziani beni pubblici buon senso comportamenti collettivi comunità contenimento del contagio coronavirus costi di cittadinanza Covid-19 crisi culturale crisi economica crisi sociale cultura politica decisioni politiche decreto 9 marzo 2020 democrazia diritti e doveri egoismo errori sulla crisi coronavirus fiducia collettiva giovani governi governo Conte individualismo investimenti economici investimenti morali John Kennedy lavoro libertà mass media medici mentalità OMS pandemia pane e circo panem et circenses paura politica principio di precauzione prudenza razionalità collettiva razzismo e discriminazione responsabilità salute scelte pubbliche Scienza Sen senso civico solidarietà sottovalutazione stato di emergenza stile di vita svago Tocqueville UE uscire dalla crisi utilitarsimo virus

(Uscito, in versione diversa e con altro titolo, su “L’Adige” e “Alto Adige” del 17 marzo 2020 – Pubblicato su questo sito il 12 marzo 2020) – Italia inquieta, siamo al coprifuoco. È l’ora dei doveri morali e della responsabilità collettiva. Per proteggersi l’un l’altro, per proteggere gli altri oltre se stessi. Contro il diffondersi epidemico del virus, invisibile e minaccioso. Il buon senso cerca di accordarsi con la scienza sobria, onesta e forte della sua modestia, che nel riconosce i suoi limiti si rafforza. Il buon senso, seppur tardivamente, arriva pure alla politica. Guai tradire il buon senso, come troppi hanno fatto in ogni dove, esprimendo una cultura presuntuosa che schernisce la semplice ma legittima paura di qualcosa che non si conosce: la paura di un virus sfuggente, che non si lascia ingabbiare. Guai a tradire il buon senso quando si tratta di fare scelte difficilissime, costose su molti…

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Primo piano

Un governo bello e senz’anima? Sulla fine delle ideologie

Gaspare Nevola 11/12/2019 1 Comment Alain Touraine alternative politiche anima e politica astensionismo beni privati beni pubblici comunismo Daniel Bell De André democrazia Di Maio ecologismo età post-ideologica etica e politica fine della politica fine delle ideologie forza politica governo Conte Helmut Schelsky ideologia neoliberale ideologie Karl Mannheim lotta politica malessere democratico Marx mercato Mes migrazione Muro di Berlino nazionalismo onestà politica parametri di Maastricht populismo postdemocrazia potere pragmatismo Salvini Sessantotto TINA visioni del mondo Zingaretti

(Uscito, in versione leggermente diversa e con altro titolo, su “l’Adige” dell’8 dicembre 2019 e “Alto Adige” del 14 dicembre 2019 – Pubblicato su questo sito l’11 dicembre 2019) – Il premier Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti capo del Pd si sono scambiati alcune considerazioni sulla politica e l’anima. Non parlano di religione o teologia. Ma di politica. La questione sollevata è se il governo giallo-rosé ha o no “un’anima”, riguarda il bisogno di “un’anima politica”, ossia che la politica di un governo e dei partiti che lo formano non sia solo immediatezza e difesa di interessi a breve termine, ma pure capacità di dare un senso alle scelte che si compiono, alla vita in comune. Il tema può sembrare retorico, e strumentale o frivolo in un’epoca di disincanto e pragmatismo. Ma io condivido simili preoccupazioni, e le prendo sul serio. Perché non abbiamo bisogno di un governo bello ma…

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Saggi

Pd, una crisi che viene da lontano. Proprio niente da imparare da una vecchia scommessa socialdemocratica?

Gaspare Nevola 30/08/2019 1 Comment 30 gloriosi anni '30 anni '70 anni '80 astensionismo beni privati beni pubblici Bersani Beveridge Blair capacities capitalismo compromesso socialdemocratico crescita crisi del Pd crisi petrolifere crollo Wall Street cultura politica Dahrendorf DC demo-oligarchie democrazia liberale democrazia sociale democrazie elettorali diritti di cittadinanza diseguaglianze Ds economia sociale di mercato egemonia elezioni elezioni 4 marzo elezioni europee 2014 élites e masse entitlements establishment età liberale fine compromesso socialdemocratico Giddens guerra tra poveri immigrazione Internazionale Keynes Laburisti lavoro e capitale Lega di Salvini LeU liberali M5S malessere democratico mercato Mitterand New Deal Novecento partiti patto liberal-socialista PCI PD Pds politica anti-sistema politica pro-sistema politiche austerità populismo post-democrazie Reagan redistribuzione Renzi rigore finanziario rivoluzione neo-liberale Rusconi Schmitter Schroeder secondo dopoguerra Sen sinistra sinistra di governo sinistra pro-sistema socialdemocrazia socialismo socialisti Spd story-telling Thatcher Trattato di Maastricht unione europea vite di scarto welfare state

(Pubblicato, con altro titolo e in versione leggermente diversa, su “Mondoperaio”, n. 7-8, 2018 – Pubblicato su questo sito il 30 agosto 2019) – «Scendere sotto la soglia del 20% sarà la fine della sinistra». Così Gian Enrico Rusconi dichiarava alla stampa pochi giorni prima del voto del 4 marzo. Per quanto l’asticella del fallimento fissata da Rusconi fosse generosamente bassa, il Pd non ce l’ha fatta a superarla, nemmeno se ai suoi voti si sommano quelli dei neo-nati Liberi e Uguali. Il tracollo del Pd alle elezioni è fuori discussione, e a suo modo anche il risultato deludente di LeU. La diaspora piddina ha ucciso la sinistra o quel che di essa restava? Il segretario uscente del Pd ed ex presidente del Consiglio Renzi è stato in prima linea in questa débâcle. Ma tutto ciò non esaurisce la storia e le ragioni di questa acuta crisi della sinistra. La…

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