Sulla comunità nell’epoca liberal-democratica. Elementi di teoria politica comunitaria (TERZA E ULTIMA PARTE) – QUARTA E ULTIMA PARTE Modernità e democrazia. Lanternini, lanternoni e caverne. Una conclusione Premessa Storicamente, la tradizione politica liberale, da quando si è affermata, è sempre stata in tensione con quella democratica, pure quando le due tradizioni si sono incontrate e sposate, generando le società e i regimi politici degli ultimi due-tre secoli che, sebbene molto mutati continuiamo a chiamare con un singolo e medesimo nome: democrazia[1]. Le ragioni di tale tensione sono state molteplici e differenti, ma una cruciale, e forse mai seriamente analizzata, attiene al tema della comunità di cui qui mi sto occupando. Del resto il pensiero politico liberale ha abbracciato quello democratico nello stesso momento in cui, in nome della modernità politica ha negato salienza e dignità democratica alla dimensione comunitaria del vivere individuale, collettivo e pubblico, affossando così il “senso…
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Sulla comunità nell’epoca liberal-democratica (Terza parte)
Sulla Comunità nell’epoca liberal-democratica. Elementi di teoria politica comunitaria (TERZA PARTE) – TERZA PARTE: La ‘neutralità impossibile’ dello Stato costituzionale Perché occuparsi della comunità nell’epoca liberal-democratica? Secondo la filosofia politica liberale le società libere e pluralistiche del nostro tempo sono tali in quanto perseguono e realizzano un obiettivo fondamentale: dare forma a uno spazio politico-giuridico nell’ambito del quale ciascun individuo (o gruppo di individui) vede riconosciuta e rispettata la propria “concezione del bene”, senza che lo Stato e le istituzioni pubbliche in genere pongano impedimenti all’una o all’altra concezione o ne favoriscano alcuna. È, questa, l’idea che definisce il “principio di neutralità” delle istituzioni pubbliche in uno Stato di diritto costituzionale, in una democrazia pluralistica, procedurale, laica, secolarizzata e “società aperta”. Questa pretesa liberale della “neutralità” dello Stato di diritto democratico: 1) esclude l’esistenza di una concezione etico-politica preferibile rispetto ad altre e che sia condivisa; 2) affida la regolazione…
Continua a leggere Sulla comunità nell’epoca liberal-democratica (Terza parte)Orizzontalità e verticalità dell’azione politica. Letteratura e/è politica, in scena con Imilla e Ruben
Orizzontalità e verticalità della politica: se mai significa qualcosa, dà da pensare…. Forse quella rivoluzione, che Imilla disegnava in lontananza, alta nel cielo, partendo da qualche punto tra il capo Horn e la regione antartica, forse è proprio quella rivoluzione, che è tanto più affascinante, quanto più sconosciuta ai geografi, la rivoluzione che in tutta la sua verticalità di iceberg surclassava l’orizzontalità di Ruben? Una nota in premessa. A proposito di un romanzo sulla rivoluzione, dell’incontro tra un uomo e una donna, e dell’uso che qui ne faccio In questo articolo ho fatto miei, riproponendoli in modo selettivo (ora alla lettera, ora nello spirito, ora in silenziosa libertà, ora con mie interpolazioni), alcuni passaggi di un “romanzo politico” della seconda metà del Novecento[1]. L’uso che faccio del materiale romanzesco è un espediente narrativo attraverso cui delineo un embrione di quadro concettuale che credo proficuo per riflettere sul tema dell’azione politica;…
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Sulla Comunità nell’epoca liberal-democratica. Elementi di teoria politica comunitaria (PRIMA PARTE) PRIMA PARTE: RIPENSARE LA COMUNITA’ OGGI. BREVE INTRODUZIONE Preambolo «Stiamo attraversando anni di oltraggio alla democrazia liberale, e questo enorme disprezzo non s’è certo esaurito. Ci è stato detto che tutto ciò che c’è di orrendo nel nostro tempo è colpa del liberalismo, o peggio, del neoliberalismo… È stato incolpato di tutta l’infelicità del mondo. I predicatori di una nuova felicità si chiamano, vantandosi, post-liberali. Talvolta uno si deve stropicciare gli occhi di fronte all’intensità dell’odio per la democrazia liberale: questi stolti capiscono ciò che stanno dicendo? (…) Questo è populismo». Dato che l’autore[1] di queste parole è un intellettuale, considerato tra i più influenti nell’area progressista statunitense, mi chiedo da quali libri e studi abbia tratto le sue conclusioni e i suoi giudizi che liquidano come stoltezza populista le critiche che da tempo investono la cultura…
Continua a leggere Sulla comunità nell’epoca liberal-democratica (Prima parte)Bagatelle sull’elettore e sulla democrazia
Bagatelle sull’elettore e sulla democrazia, con il seguente avviso ai naviganti. Le bagatelle sono bagatelle[1]… Ma chi legge non si fissi sul dito, si volga a ciò che indica. Qualcuno, giustamente, osserverà: “ma il mezzo è tutto!”. Lo sappiamo… può essere. Ma resta sempre, come dire?, un “mezzo”. Talora la polisemia di una lingua è un tesoro insospettato, a saperci giocare un po’. E io sto giocando in italiano. ATTO PRIMO. L’INCANTO Il signor Antonio era un barbiere di eccezionale bravura. Aveva la capacità di parlare con tre, quattro clienti per volta, facendo la barba a quello che gli stava sotto le grinfie senza procuragli il minimo graffietto. E si voltava, si voltava continuamente. Si può dire che la faccia del cliente non la guardasse: la conosceva a memoria, in tutte le sue pieghe. Era forse l’unico barbiere al mondo che poteva vantarsi di non avere mai graffiato, in…
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Crisi e potere, ovvero paura e libertà Quando la politica è avvolta nel paradigma o nella narrazione della crisi, la democrazia viene rinchiusa nel recinto della paura. In uno spazio dove non c’è posto per la libertà, ma autostrade per la fuga dalla libertà. Nulla di nuovo, beninteso. La storia politica e quella del “fatto democratico”[1] sono state costantemente attraversate da fenomeni del genere: fenomeni che non esprimono altro che dinamiche politiche e socio-culturali, logiche di potere e di contro-potere, di governo e di opposizione, di obbedienza e di disobbedienza, di conservazione o di mutamento dell’ordine costituito. In tutti questi casi, la libertà è una posta in gioco cruciale, ma alla quale, persino quando è ufficialmente ben vista, viene riservata una stanza in soffitta e non già il salotto buono di casa. Accade ancora ai nostri giorni. Anche nel mondo occidentale che si autodefinisce democratico (o liberaldemocratico) e che siamo…
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Democrazia o salvezza? Elezioni o il Bene del Paese? Questi gli interrogativi che non vogliamo porci. Ma cosa ci dice, in ultimo, la crisi del governo Draghi? 1.Vita o crisi di un governo, voti di fiducia del Parlamento. La fisiologia di una democrazia parlamentare La settimana scorsa il Presidente del Consiglio Draghi si è dimesso, nonostante avesse avuto il voto di fiducia istituzionale del Senato. Ma non avendo ottenuto il voto di fiducia politico da parte del M5S, ha ritenuto che la maggioranza parlamentare, che lo aveva fatto sorgere, di fatto non esisteva più, e per ciò stesso veniva meno il governo nato circa un anno e mezzo fa. Dopo che il Quirinale ha respinto le sue dimissioni, oggi (20 luglio) il premier Draghi si reca in Parlamento. In quale direzione si uscirà dalla crisi di governo ufficializzata, se non innescata, dalle dimissioni del Presidente del Consiglio? Una riflessione si…
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Luci e ombre di una democrazia antifascista: di questo qui trattiamo. Tra le contorsioni della gestione della crisi pandemica e quelle odierne delle reazioni al conflitto russo-ukraino che ormai hanno cancellato dall’attenzione pubblica la vita sotto il Regno del Covid e ogni faticoso tentativo di riflettere seriamente e con senso critico sui danni che il “governo pandemico” ha recato alla qualità del vivere sociale, alla cultura politica, al senso e alle procedure liberaldemocratiche, al diritto e alla stessa Costituzione… si avvicina la ricorrenza del 25 aprile. La Festa della Liberazione: quella che per eccellenza è la celebrazione dell’antifascismo e dei valori fondativi della Repubblica democratica italiana. Vale quindi la pena riflettere sulla nostra democrazia antifascista e sull’eredità politica, culturale e sociale dell’antifascismo. A ragionarci sopra con sobrietà, si possono cogliere elementi di fondo della nostra cultura politica e del suo deficit democratico, che i nostri tempi hanno solo reso più…
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Pandemia che non passa. Ragioniamo sulla Covid-endemia. No, sul ponte non sventola la bandiera bianca. Non quella del veneto Arnaldo Fusinato, che al passar di una gondola dalla città gridavano: “Ehi della gondola, qual novità?”, e in risposta arrivava “Il morbo infuria… il pan ci manca… Sul ponte sventola bandiera bianca!”. Non quella del siciliano Franco Battiato: “Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare. Rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare. Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali… Sul ponte sventola bandiera bianca”. Semmai, tira gran voglia di bandiera gialla, quella del Gianni anni ’60, sempreverde e che con tecnologici passaparola smuove il mondo (o almeno gli amici): “Sì, questa sera è festa grande. Noi scendiamo in pista subito. E se vuoi divertiti, vieni qua… Finché vedrai sventolar bandiera gialla, tu saprai che qui si balla.”. E però no, non…
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Diritti fondamentali dell’uomo, green pass, vaccino. Questo è il tema. Cosa ci dice a proposito del rapporto tra maggioranza, minoranze e giustizia in una democrazia sotto il Regno del Covid? L’ordine politico non si basa solo sulla forza o sulla convenienza. Il potere che lo organizza è limitato dal diritto: a quest’ultimo spetta il compito di giustificare ciò che si può fare e identificare ciò che non si deve fare anche se si può fare o si sarebbe in grado di fare. Tramite il diritto, la politica si fa carico di governare secondo principi di giustizia. A tal fine, il diritto deve però essere esso stesso “al di sopra di ogni sospetto”: deve essere un “diritto giusto”. È all’interno di questo quadro che dovremmo discutere della legittimità del green pass adottato dal governo italiano come misura di contrasto della diffusione del contagio da Covid, una misura che, di fatto, introduce,…
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