DIALOGO TRA POTERE E LIBERTA’
PERSONAGGI: l’Inquisitore, Lui, il potere, la libertà, la società degli uomini
SI APRE IL SIPARIO
Ecco. Entra in scena, uscendo dal buio. Si accompagna ad una lampada, si appoggia ad un bastone. I suoi occhi scorrono la stanza finché incrociano lo sguardo di Lui e si posano fissi sul suo volto. La mano sul tavolo, il tremolio delle dita non è teatrale. Di lui si scorge appena la sagoma, nella penombra. Siamo all’incontro tanto atteso tra il vecchio Inquisitore e Lui.
INQUISITORE. Sei tu? Allora, sei tu? Sì, sei tu… Ma certo, non rispondi. Taci. Continui a tacere… Cos’altro potresti fare? Cosa mai potresti dire? So bene cosa potresti dire, se la rinuncia al silenzio fosse cosa tua! Ma tu non sai rinunciare… E poi, ascoltami: tu non hai neppure il diritto di aggiungere qualcosa a quello da te già detto la volta precedente. Chiaro?! Perché dunque sei venuto a crearci impacci? Perché tu sei venuto ad intralciare il nostro lavoro, e tu questo lo sai meglio di tutti. Ma sai anche che cosa avverrà domani? Davvero, sai anche questo? In realtà io non so nemmeno chi davvero tu sia… ma non mi interessa sapere nemmeno se sei Lui o solo un simulacro di Lui. So però ciò che conta: domani io ti condannerò e ti brucerò sul rogo, proprio come il peggiore degli eretici… E proprio quel popolo che questa mattina ti baciava i piedi, domani accorrerà ad accostare le braci al tuo rogo… basterà un mio semplice cenno… Lo sai, tu, questo? Forse lo sai…
Le ultime parole dell’Inquisitore galleggiano nell’aria, come se provenissero da un pentolone bollente d’acqua. I suoi occhi non si separano un istante dal suo Prigioniero.
INQUISITORE. Tu che ti avvolgi nel silenzio, tu l’hai capito o no che tutto è stato trasmesso da te, infine, ai tuoi discepoli, e da Pietro e Paolo fino a me. Tu ora puoi anche risparmiarti di venire tra di noi e di farci impicci… almeno sino a quando non sarà il tuo momento… Hai forse il diritto di annunciarci qualche mistero di quel mondo dal quale sei tornato? Ma, certo, tu taci. E allora rispondo io in tua vece: No. Non hai questo diritto, affinché nulla si aggiunga a ciò che già a suo tempo è stato detto e affinché non venga tolta agli uomini quella libertà per la quale tu ti sei dato gran da fare al tempo in cui girovagavi per questa terra… E ti dico anche perché non hai niente di simile da annunciarci: perché, quale che fosse, il tuo nuovo annuncio andrebbe a ricadere sulla fede degli uomini, dato che avrebbe l’aspetto di un miracolo… Un miracolo che tu non puoi, né vuoi, permetterti perché intaccherebbe quella libertà di fede degli uomini che a te era la cosa più cara di ogni altra… Che forse non ti è più cara? No, lo so bene: ti è ancora e sempre massimamente cara… carissima. Ricordi quanto insistevi: “Voglio rendervi liberi!”. Bene, ora sei tornato. Bene. Ora hai veduto codesti uomini liberi!
Le parole dell’Inquisitore perdono via via la loro pensosa ironia e si caricano di severità.
INQUISITORE. Già… gli uomini liberi! Guardali! Li hai voluti tu così, guardali! Questa cosa ci è costata assai, ma alla fine eccola qua: ce l’abbiamo fatta, noi… Nel nome tuo. Riflettici. Per secoli. Per secoli e secoli ci siamo tormentati con questa libertà. Ma ora questa cosa è finita. Svaporata fino all’ultima goccia dell’acqua messa a bollire in pentola… Ma perché mi rivolgi dolcezza di sguardo? Perché non mi degni del tuo risentimento? Ah… Ma devi saperlo, voglio che tu lo sappia: questa gente ora è pienamente persuasa di essere libera, davvero… è davvero persuasa di essere libera… Ah! E questo mentre han deposto la loro libertà ai nostri piedi, con convinta umiltà e soddisfazione. Ma questa armonia l’abbiamo creata noialtri… Era forse questo che tu desideravi? Era questo a cui tu volevi arrivare con la tua venuta? Era questa la tua libertà?
No. Non c’è più ironia nelle parole dell’Inquisitore. Egli intende dire proprio che è merito suo e dei suoi l’essere riusciti finalmente a soggiogare la libertà, e ciò proprio per rendere gli uomini felicemente quieti. La sua idea è che l’uomo è per natura ribelle, e che la felicità non è condizione che arride al ribelle, come non lo è il benessere del vivere.
INQUISITORE. Tu sei stato preavvisato. Avvisi e ammonimenti che sarebbe andata a finire così non ti sono stati fatti mancare. Ma tu non hai voluto dare ascolto… Tu invece hai ricusato l’unica strada possibile per condurre gli uomini alla felicità… E però la buona sorte ha voluto che nel momento in cui tu sei ripartito, tu hai affidato ogni cosa a noi: uomini e tuoi discepoli… Sei stato tu che con la tua parola ci hai allo stesso tempo promesso e concesso la libertà di scegliere, e con essa il diritto di legare e di sciogliere… Ascolta bene: tu, ora che sei tornato qui, non puoi neppure immaginare o pensare di toglierci questo diritto. Ma allora perché sei ora venuto? A darci impacci, vero?
Col pensiero, l’Inquisitore rammenta, come fosse a voce alta, la vicenda dello Spirito tentatore e del deserto. E subito la sua lingua s’impossessa del suo rimemorare… e la lingua diventa lama tagliente. Ma il suo sentimento deve essere un mare turbato, anzi in tempesta, mosso forse da rabbia, da frustrazione, da delusione. Difficile a dirsi: il verbo è onnipotente anche nel nascondere e confondere. Forse è un sentimento mosso da dubbi, sottili e profondi, irrimediabili? Come del mare le onde, dopotutto, dicono e non dicono delle sue correnti, così è delle parole e del sentimento. A ciascuno non resta che districarsi come può. E allora… L’Inquisitore forse si sente tradito da Lui? Lo sconfessa e fa terra bruciata attorno a Lui perché, in fondo, egli aveva creduto a Lui? O avrebbe voluto credere che Lui fosse il portatore di libertà? Ma Lui ha (o avrebbe) mancato la prova… Le “tentazioni” e le di Lui “scelte”. Ecco il punto.
INQUISITORE.
Ti avrebbe tentato… il terribile Spirito dell’autodistruzione… Parlò con te nel deserto, e ti avrebbe tentato. Già. Ma fu proprio così? Tre le domande del terribile Spirito… tre le “tentazioni”. Sì, sì, certo. E tre furono i tuoi rifiuti. Ma, davvero, c’era forse qualcosa di più sensato di quanto tali domande annunciavano? Non mi rispondi, no… taci, taci pure. E allora ascolta: semmai è avvenuto un miracolo sulla terra, un miracolo autentico e formidabile, quel miracolo avvenne quel giorno, proprio quel giorno delle tentazioni. Forse che tutta la sapienza della terra riuscirebbe a escogitare qualcosa di paragonabile a quelle tre domande che ti furono poste? Tutti insieme, poeti, filosofi, sommi sacerdoti, eruditi e reggitori di stati non sarebbero riusciti a far di meglio nel dare espressione a tutta la storia avvenire dell’umanità. E lo Spirito terribile diede forma a tutto questo per mezzo di tre semplici frasi facilmente comprensibili dall’uomo. Le tre domande mostrano con sintesi potente e magistrale tutte le irriducibili contraddizioni storiche della natura umana sulla terra. Ricordi la prima domanda? Sì, sì, prendiamo questa domanda. Te la rammento io, non ti dar pena di parlare. Eccola: «Tu vuoi andare nel mondo, e ci vai con le mani vuote, con non so quale promessa di libertà, che quelli, nella loro semplicità e nella loro ingenita sregolatezza, non possono neppure concepire, e ne hanno timore e spavento – giacché nulla mai fu per l’uomo e per la società umana più insopportabile della libertà! Ma vedi codeste pietre, per questo nudo e rovente deserto? Convertile in pani, e dietro a Te l’umanità correrà come un branco di pecore, dignitosa e obbediente, se anche in continua trepidazione che Tu ritragga la mano Tua e vengan sospesi loro i Tuoi pani».
Certo che la ricordi questa “tentazione”, come non potrebbe essere incisa sul tuo corpo?! Già… Ma tu hai rifiutato la proposta… sì, sì, hai respinto la “tentazione”. E perché mai? Ma certo, per amore della libertà, non hai voluto lasciare l’uomo sprovvisto della libertà… Hai fatto il tuo bel ragionamento: dove mai sarebbe la libertà se il consenso possa essere comperato col pane? E te ne sei uscito fuori ribattendo: «Non di solo pane vive l’uomo». Bravo! Capolavoro! Hai proprio capito tutto, e gli uomini… Ma tu come potevi non sapere? Tu, che proprio in nome di questo pane terreno contro di te insorgerà lo Spirito della terra, e si scontrerà con te e ti vincerà, e tutti lo seguiranno… Ma lo sai tu che nel passare dei secoli poi l’umanità proclamerà, per bocca dei suoi sapienti e della sua scienza, che le male azioni non esistono, che non esiste alcun peccato, ma che esistono solo affamati, gente che chiede e vuole pane, solo o prima di tutto pane e tutto quello che questo “pane” significa per loro? Sulla bandiera dell’umanità in progresso, enorme diventerà la scritta “Prima sfamateli, poi chiedete loro virtù”. E questa bandiera sarà brandita contro di te… Sotto l’agitazione di tale bandiera verrà distrutto il tuo tempio. E sai cosa sorgerà al suo posto? Una nuova torre di Babele, che grazie a noi non sarà però portata a termine. Ma tu avresti potuto evitare tutto questo male e disordine, tu avresti potuto abbreviare di secolo e secoli le sofferenze degli uomini! Ma non l’hai saputo fare, anzi non l’hai voluto fare! E noi, invece, ci siamo rimboccati le maniche, e con saggezza e sacrificio abbiamo dato risposta all’umana sofferenza; e così ora uomini e donne rivolgono a noi la loro invocazione: «Dateci da mangiare, perché coloro che ci han promesso il fuoco del cielo, non ce l’hanno dato». Cerca di capire, Verbo silente! Saremo noi a portare a termine la tua opera, quella per la quale eri stato mandato qui tra gli uomini… sì, la felicità degli uomini. Perché a condurla a termini non potrà essere altri che chi darà loro da mangiare. E noi solo saremo a dare da mangiare. E lo faremo, ascolta bene, in nome tuo… Certo, mentiremo dicendo questo. Ma dovremo farlo, saremo costretti a farlo… per mantenere la tua promessa di felicità sulla terra, quella felicità che tu non hai voluto vedere (accettare?) in cosa consiste. Perché? Perché? Perché non hai voluto comprendere che nessuno, niente e nessuna scienza potrà dare a loro il pane atteso finché essi rimarranno liberi. Accade e accadrà, invece, che gli uomini abbandoneranno la loro libertà ai nostri piedi… la tua libertà. Ma sì, resta arroccato nel tuo vuoto di parole. Taci pure, continua a tacere… Ma le tue orecchie erano aperte, o no? E allora non hai udito la loro voce, chiara e forte, a noi rivolta: «Fateci pure schiavi, ma dateci da mangiare!». Taci, taci pure. Ma che forse il tuo silenzio abbia sopraffatto quel vociare insistente e supplicante degli uomini? Tu hai promesso il pane del cielo, ma gli uomini hanno scelto il pane della terra. Noi invece diamo proprio il tanto desiderato pane della terra. E diciamo che nel farlo obbediamo a te. Così noi li inganneremo di nuovo, e così li governeremo nel loro bene. Ma questa volta l’inganno non sarà in effetti inganno, perché – tienilo a mente – chi potrà mai parlare di inganno se un inganno non è svelato, non è scoperto, non è percepito e non si ha di esso consapevolezza alcuna? E tale è questo nostro inganno/non inganno, dato che a te non permetteremo più di accostarti a noi uomini. Sarà solo il “nostro inganno”: qui sta la sofferenza a cui tu ci hai costretto costringendoci a mentire.
E così ora ti è dato sapere cosa stava dietro la prima domanda-tentazione che ti era stata fatta nel deserto. Ora sai che cosa hai rifiutato e che cosa hai provocato sulla terra con il tuo rifiuto di accogliere quanto ti era stato proposto. E tu hai scatenato tutto questo in nome di una libertà che ponesti al di sopra di tutto. Ma lo capisci?! In quella domanda-tentazione stava racchiuso un grande segreto di questo mondo umano. Se solo tu avessi accettato i “pani”, avresti risposto a quella universale e perenne angoscia che attanaglia l’umanità e ogni singolo umano. Un’angoscia radicata nella domanda “A chi genuflettersi?”. Tu non hai colto che non c’è preoccupazione più grande e più ossessiva per l’animo umano che quella di cercare subito qualcuno a cui offrire la propria libertà, e a cui dare obbedienza al fine di trovare pace e fuggire dalla libertà che tanto disturba. Così, noi abbiamo portato pace e ordine, benessere e sicurezza nel mondo. E così sarà fino alla fine dei giorni, anche quando gli dei saranno caduti e tramontati. Così persino anche quando verrà l’epoca del “Dio è morto”. Perché gli uomini cadranno in ginocchio di fronte a un qualche idolo che risponda ai loro bisogni terreni. Un giorno sarà una qualche scienza o idea che li governerà e li rassicurerà nei fiumi di angoscia e di insicurezza del vivere umano. Alla fine, la tua libertà sarà sempre e resterà rifiutata. Essa cadrà ai piedi di chi acquieterà.
A suo modo l’Inquisitore sentenzia: il pane è fondamentale, e il circo viene subito dopo per salienza. Da qui passano la salute del corpo, quella della mente e quella dell’anima – se mai anima v’è.
INQUISITORE. Tu non hai afferrato l’essenziale, o lo hai stravolto. E così, invece di prendere tu possesso della libertà degli uomini che convivono su questa terra, hai voluto rendere loro la libertà ancora più grande! Ma come ha potuto sfuggirti che, nella conoscenza del bene e del male, la quiete della vita e l’angoscia della morte gli sono più care della libertà. Eppure, sì, tu hai scelto di dare agli uomini una facoltà e un sentimento che vanno oltre le loro forze. Nel tuo agire per la libertà hai agito come se addirittura tu non li amassi, questi uomini… Tu! Colui che è venuto a dare per essi la propria vita! Cosa ha fatto?! Li hai oppressi col peso del libero arbitrio, tanto che essi hanno contestato sia la tua immagine che la tua verità. Tu! Tu hai posto i fondamenti per la distruzione del tuo regno… Già… Ti sei fatto uomo, mah… ma… ma eri… eri… Lasciamo perdere. Guardia! Portami un pezzo di pane e del vino, ne ho bisogno… Intanto è bene che Lui si stringa al suo meditare, pallido e assorto… proprio mentre ancora vibrano nell’aria le mie ultime parole.
Lui, sempre silente, ha ascoltato l’Inquisitore che gli ripete, come a uno scolaretto, la lezione. Ora l’Inquisitore sposta la lampada verso la parete della stanza che era rimasta nel buio. Su di essa è appesa una grande tela. Ora vi si può leggere, scritto in rosso: Sono solo tre le forze sulla terra in grado di catturare l’animo di quegli impenitenti ribelli che sono gli uomini, quegli uomini che imperterriti inseguono la LORO felicità. Quegli uomini che a Te hanno voltato le spalle proprio per cercare altrove quella felicità che Tu non hai dato a loro. MIRACOLO, MISTERO, AUTORITÀ.
Di questo riprenderà poi a parlare l’Inquisitore, ci dice il vecchio scrittore russo.
Ma di questo un’altra volta. Forse…
Pubblicato su questo sito il 21 dicembre 2021