Popolo contro democrazia? Cronaca semiseria dell’arrivo dei barbari

(Uscito in versione e con titolo leggermente diversi su “Trentino” e “Alto Adige”, 8 maggio 2018 – Pubblicato su questo sito il 19 maggio 2019)

In un recente libro, The People vs. Democracy del politologo americano Yascha Mounk, viene rilanciata la tesi secondo la quale il problema della politica oggi sarebbe: il popolo opposto alla democrazia, ovvero «popolo contro democrazia». Come si traduce questo problema nella congiuntura politica italiana innescata dal voto del 4 marzo del 2018? Quale immagine proietta per la democrazia dei nostri tempi, quale immagine della società aperta, delle alternative tra cui i cittadini possono scegliere a chi affidare la guida del Paese? Quale ritratto di un mondo che arranca e di un mondo che avanza? Ci siamo nel bel mezzo, ed è difficile vedere bene, capire come andrà. Ma possiamo sempre riflettere.

In Italia, in queste settimane post-elettorali e di formazione del nuovo governo, per come il Presidente della Repubblica Mattarella ha registrato il senso del voto popolare, al centro delle dinamiche politiche c’è il MoVimento 5 Stelle: l’unica forza politica inclusa in entrambi i “perimetri politici” con cui Mattarella ha delimitato il mandato esplorativo conferito prima alla Presidente del Senato Casellati e poi a quello della Camera Fico. Pur con differenze negli sviluppi avuti dai due mandati, di fronte al ruolo pivotale del M5S, di fatto riconosciuto dal Capo dello Stato, nella formazione del governo sono emersi due nodi: il primo riguarda la chiusura dei Cinque Stelle al leader di Forza Italia Berlusconi; il secondo l’indisponibilità del Partito Democratico, secondo la linea di Renzi (ancora l’“uomo forte” del PD). Le reazioni di Berlusconi non sono tardate, l’intransigenza di Renzi non cenna a stemperarsi. Emblematiche sono le motivazioni ed eloquenti i modi con cui i due leader, oggi entrambi “pro-sistema”, si pongono di fronte al loro avversario pentastellato. I giornali riportano, nel caso di Berlusconi, parole come: «È gente che non ha mai fatto nulla nella vita; nella mia azienda pulirebbero i cessi», gente che «non conosce l’abc della democrazia» e che rappresenta «un pericolo per il Paese», «gli italiani hanno votato molto male: seguo tutto con disgusto». Di Renzi i media rimbalzano parole come: i Cinque Stelle «hanno impostato una trattativa violenta, con minacce e ultimatum», «Sono pronto a trattare pure con Belzebù» ma non con loro, non è possibile alcun confronto con chi «si comporta con i metodi di una baby gang», mentre sulla rete imperversa l’hashtag piddino #senzadime.

Considerate parole e toni, verrebbe da pensare che ci troviamo di fronte a qualcosa di simile alle “invasione barbariche”: aggiornate ai nostri tempi e che, in questo caso, muovono dall’interno della nostra società. Visti gli scenari politici provocati dal successo conseguito in questi anni, dove più dove meno, in tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti con Trump, dalle forze spesso sommariamente chiamate “populiste”, anti-liberali o anti-democratiche, ce n’è abbastanza per spendere qualche pennellata per tentare un acquerello di questo “nuovo che avanza” e delle reazioni e sentimenti che pare suscitare in molti. Aiutiamoci con qualche spunto tratto dalla poesia del ‘900 al crepuscolo, e lasciamo le riflessioni al lettore.

Anni fa, a un noto cantattore italiano venne di parlare dei barbari. Dei barbari che arrivano a noi, a disturbare la nostra società, a inquietare la nostra democrazia. Ecco come il nostro, più o meno, cant-recitava. Quando è in gioco un passaggio d’epoca, è difficile che coloro che lo vivono direttamente se ne rendano ben conto. Qualcosa si rivela, però, nello scadimento dei vecchi principi e delle vecchie regole ai quali si era abituati; ma anche nelle cose più banali con cui trascorriamo la quotidianità, nei nostri più consueti atteggiamenti. E però, se di fine di una civiltà si tratta, foss’anche quella democratica, in questi casi c’è sempre di mezzo l’invasione di orde barbariche: orde che s’insinuano nei gangli vitali della nostra società e a poco a poco occupano le posizioni di potere. Ciak: si gira! Arrivano i barbari, a deturpare il fascino degli atelier pieni di abiti, sorrisi e profumi che lumeggiano a firma di Valentino, Dolce & Gabbana, Armani; arrivano e violano il mito della rock-star inneggiata dai nostri accendini. Siamo lì, a una serata allegra nella domestica intimità, o col pianto in gola davanti a un trucido film; oppure allo stadio, dove parte la “ola” al goal dell’ultimo minuto: abbiamo vinto! Ma intanto, diavolo, arrivano i barbari… Siamo lì, con l’emozione del gratta e vinci, con gli occhi sull’uovo di Pasqua e la sorpresa, con gli occhi sul pacchetto infioccato da Babbo Natale; siamo presi dal gusto di un corpo sano, dalla dieta, dalla palestra e dai massaggi, e pure dall’omeopatia e dalla discoteca, e una pasticca. E intanto, oddio, i barbari arrivano… Spensierati, con niente da fare e con niente da dire, ci accorgiamo che il nostro aspetto può migliorare: ci rifacciamo il naso, i capelli, i piedi, le labbra, e vai anche con le tette, il culo, le cosce (che cosce!). Ciascuno è artista, di se stesso e degli altri, come può, come gli viene: in un videogioco, tra i social, e poi ancora la sera in un bel ristorantino… ma che belle giornate, che belle serate, che bella lampada al quarzo. E intanto, disdetta, ci sono i barbari che arrivano… Commossi tra la folla, siamo a vedere il Papa: quanta euforia, quanto amore e interesse per il sociale, e quanta Europa! Spensierati o impegnati, con molto da fare o molto da dire, con niente da fare o niente da dire.

Che bravi, sentenzia il cantattore. Proprio bravi, festosi e pensosi, come e quando occorre. Però, maledizione, i barbari arrivano. Ci irritano, ci mettono paura. Dobbiamo respingerli. Con loro non dobbiamo neanche parlare, la loro lingua è incomprensibile, disarticolata, i costumi foresti e inurbani. Sono brutti e cattivi, feroci. Sgraziano la nostra vita civile. Balbettano di democrazia, corrodono la nostra democrazia. Con loro niente compromessi o è la fine.

Sì… ma chi sono questi barbari? Magari ne riparliamo. Intanto ripensiamo al governo, a Berlusconi e a Renzi, a Di Maio e anche a Salvini. E a Mattarella tra loro. E a noi.

One Reply to “Popolo contro democrazia? Cronaca semiseria dell’arrivo dei barbari”

  1. La parola barbari ci riporta storicamente al passato, è uno spauracchio del nostro immaginario collettivo,ormai termine desueto.il nuovo che avanza non esiste tal quale al termine barbari.I personaggi citati a fine articolo rappresentano meglio di ogni altra situazione quanto vecchia politica stantia ci sia.. Berlusconi, Renzi, Salvini, Di Maio, uno anziano e tre giovani ma tutti con comportamenti che nulla faccia presumere a qualcosa di nuovo.Giochi di potere, salvapoltrone e inciuci di ogni genere senza la minima coerenza,il tutto avallato dall’istituzionalità di Mattarella,che aiuterà tutti a digerire questa ennesima storiaccia a spese di tutti noi.A fronte di tutto questo mi chiedo sempre se la democrazia esiste e se è la forma migliore,sicuramente la più difficile da esercitare..che tentazione di cambiamento!!!.Il buon Tomasi di Lampedusa è sempre vigile con il suo Gattopardo..tutto cambia per non cambiare niente.

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