Penny Lane, e il barbiere

(Pubblicato su questo sito il 18 aprile 2020)

Il paese delle meraviglie

Penny Lane, e il barbiere

Ora mi siedo. Su il sipario. Si torna indietro. A Penny Lane c’era un barbiere, in vetrina tutte le foto delle teste che aveva conosciuto e rapato con piacere. Quante persone andavano e venivano! E quanti ciao alle foto, alle teste… Ma davvero? All’angolo, un’auto che sfrecciava, e impolverava un insolito banchiere sempre in impermeabile e papillon. E i bambini ridevano. La pioggia di Penny Lane riempiva, battente, orecchie e occhi straniti sotto il cielo blu di periferia. C’era un pompiere fissato con la clessidra, in ritardo sull’incendio. Si diceva che avesse in tasca, sempre con sé, un ritratto della regina, ma forse era la mamma. L’autopompa sempre lucida. Gli occhi spalancati di sera, di giorno le orecchie affollate di parole. Ma chi ci crede? Sul cartellone, all’incrocio, un vasetto di pesciolini rossi e patatine fritte erano teatro del mistero per i bambini. Poi tornava l’estate, e al chiosco vicino alla rotonda i gelati non bastavano mai. Lo spettacolo dell’infermiera con i papaveri di plastica restava con il vassoio vuoto. Ma era uno spettacolo! No, dai, ma può essere? Il barbiere li lasciava spesso in attesa, o il pompiere o il banchiere, a seconda dell’umore della giornata. Ma quanti banchieri! E quanti pompieri. A Penny Lane c’era un barbiere, pioggia battente, cielo blu-periferia. Orecchie e occhi di smorfia. E bambini. Come in un film. Ora mi alzo. Giù il sipario. Ma che razza di storia è? Musica.

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Penny Lane (Beatles)

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