(Pubblicato su questo sito il 25 aprile 2020)
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Il paese delle meraviglie
Emmenez-moi. Gli occhi portano lontano
Gli occhi sono lenti, che portino gli occhiali oppure no. Chi non è rimasto sorpreso e perplesso nello scoprire che occhi diversi vedono o non vedono certe figure, oppure vedono figure, colori, forme diverse, e che capita persino al medesimo occhio? Guazzabugli enigmatici dell’ottica. Inganni? Incanti? Questioni di prospettiva? Questioni “rilevanza” o di sensibilità. Leggi fisiche, o chimiche, che so io… questioni di “visione”. D’accordo. Ma… “lenti”? in che senso? E poi…
Gli occhi portano… Verso le banchine, dove il peso e la noia piegano la schiena, là dove arrivano, pance piene di sabbia, le barche. Vengono, dall’inizio del mondo. D’estate e d’autunno, d’inverno o in primavera; ma, poi, suvvia, cosa sono mai le stagioni? Ehi, ehi di là… (no, non dico a voi, dico a quegli altri!) … possibile che siete sempre in ritardo?! Prima a chiedere la gita di classe, poi a perdervi in giri di valzer… inguaribili scolari… Sbrigatevi!
Occhi. Portano idee, come nuvole vagabonde, come miraggi nascosti tra riflessi di cielo. Trascinano odori di terre ignote. Tempo immobile e occhi senza veli hanno lasciato orme sulle spiagge. Forse le riconosci? E i piedi? Occhi.
Portano a Nord, guardano a Sud. Dov’è il paese delle meraviglie? S’incontrano con la miseria addolcita dal sole, al crepuscolo. Come dei marinai che parlano alle ragazze, senza che importi l’anno, il mese, l’ora, senza che importi che al porto si sciopera o che manca carbone al motore. Occhi d’infanzia e isole all’orizzonte. Nei sogni, collane accese di fiori, senza rimorsi e senza bagaglio. Dal passato? Cantano ubriachi di onde e di parole, lontane, addormentate? Presi per mano da una canzone? Da tanti perché. Che sia no no il 25 di aprile. Lo spettacolo va avanti, bello o brutto. In una qualche lingua.
VIDEO
Emmenez-moi (Charles Aznavour et amis)
(P. Bruel, H. Ségara, Bénabar, C. Badi, G. Darmon)