Un nuovo bipolarismo che avanza. Voto regionale e maggioranza/opposizione in Parlamento

(Uscito, in versione e con titolo leggermente diversi, su “l’Adige” e l’Alto Adige”, 14 ottobre 2020 – Pubblicato su questo sito il 14 ottobre 2020) – Dopo il bipolarismo di marca Forza Italia e Pd (già Pds), dopo i governi “tecnici” e/o di “larga intesa”, dopo il tripolarismo M5s, Pd, Lega che ha dato vita a maggioranze prima echeggianti una politica “anti-sistema” (M5s-Lega) e poi di natura “pro-sistema” (M5s-Pd), sta ritornando un nuovo bipolarismo? Siamo alla sfida tra un nuovo centro-sinistra (CSx) e un nuovo centro-destra (CDx), guidati da Pd (che cerca di incapsulare un declinante M5s) e da Lega (che cerca stabile appoggio in un FdI in ascesa)? Sembra così, seppur il quadro nazionale è in movimento. Molto dipenderà dalla legge elettorale e dalle alleanze con cui si andrà al voto per il Parlamento, come dalle contingenze e sorprese sempre nascoste nella politica. E da quale sarà il futuro…

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Il “governo delle novità” tra M5S e PD. E la politica anti-sistema vs. politica pro-sistema?

(Uscito, in versione diversa e con altro titolo, su “Alto Adige del 13 settembre 2019, “l’Adige” del 14 settembre 2019 – Pubblicato su questo sito il 13 settembre 2019) – Il Conte II è nato. Formato da M5S e PD, nemici giurati che fino all’altro ieri proclamavano “mai un governo insieme”. Un tempo, per fare una cosa del genere, occorrevano anni di elaborazione politico-ideologica e programmatica: si pensi alla nascita del centro-sinistra negli anni ’60 o al tentativo (abortito) del “compromesso storico” tra la DC di Moro e il PCI di Berlinguer. Sarà perché oggi è tutto più veloce, superficiale, liquido? Possono bastare pochi tweet e sbarellare il nemico politico, fare nuove alleanze, con l’occhio vigile sull’uomo del Quirinale, l’attuale e il prossimo. Con la benedizione di Bruxelles, l’accordo di governo tra Pd e M5S sembra riportare la politica sul tradizionale asse centrodestra vs. centrosinistra. Ma è prematuro parlare di…

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Pd, una crisi che viene da lontano. Proprio niente da imparare da una vecchia scommessa socialdemocratica?

(Pubblicato, con altro titolo e in versione leggermente diversa, su “Mondoperaio”, n. 7-8, 2018 – Pubblicato su questo sito il 30 agosto 2019) – «Scendere sotto la soglia del 20% sarà la fine della sinistra». Così Gian Enrico Rusconi dichiarava alla stampa pochi giorni prima del voto del 4 marzo. Per quanto l’asticella del fallimento fissata da Rusconi fosse generosamente bassa, il Pd non ce l’ha fatta a superarla, nemmeno se ai suoi voti si sommano quelli dei neo-nati Liberi e Uguali. Il tracollo del Pd alle elezioni è fuori discussione, e a suo modo anche il risultato deludente di LeU. La diaspora piddina ha ucciso la sinistra o quel che di essa restava? Il segretario uscente del Pd ed ex presidente del Consiglio Renzi è stato in prima linea in questa débâcle. Ma tutto ciò non esaurisce la storia e le ragioni di questa acuta crisi della sinistra. La…

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