No democracy without politics. Lo spettro orwelliano in abito democratico

No democracy without politics. Altrimenti lo spettro orwelliano, in abito democratico, s’intende. Ben pochi oggi sarebbero disposti a sacrificare le loro libertà per il bene della società. Nella “società liquida” dell’individualizzazione, osserva Bauman, «non è la libertà individuale che deve legittimarsi per la sua utilità sociale, ma è la società che deve legittimarsi in termini di servizio reso alla libertà del singolo». Il “bene comune”, insomma, non va per la maggiore. Sotto il regno del Covid, questa asimmetria tra libertà individuale e bene comune pare essersi eclissata, a favore del bene comune “salute e vita”, ma in realtà ciò che mobilita il grosso della cittadinanza a favore del vaccino è la paura, il legittimo, sano e naturale istinto “particulare” a difendere se stessi e i propri cari dalla minaccia virale: la paura fa 90, ma il bene comune non vive di solo di paura. Se allarghiamo lo sguardo, l’individualismo libertario…

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Giorgio Galli, scienziato della politica

(Uscito su “l’Adige”, 30 dicembre 2020 – Pubblicato su questo sito il 31 dicembre 2020) – Il 27 dicembre è morto Giorgio Galli, uno dei padri della scienza politica contemporanea. Ricordo quando lo incontrai a Trento. A cena mi raccontò della sua esperienza di professore a Trento, “ai tempi del ‘68”: “Questa cittadina dalle ragazze in minigonna con gli stivali. I trentini le vedevano come delle aliene, e pensavano: ‘Non è possibile che in una società perbene arrivino questi esseri’. Però noi non ci siamo mai sentiti circondati da ostilità: forse da incomprensione, stupore o diffidenza di chi si chiedeva cosa stava capitando alla loro città. Forse erano ancora aggrappati al mondo del Principe Vescovo…» – e qui accennò un sorriso, malizioso ma leggero, affettuoso. Forse gli riaffiorò anche la giovinezza, in quella serata del 2017, tra spätzle, trota ai ferri, un bicchiere di bianco. E una lunga conversazione fino…

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Sul malessere della democrazia contemporanea. Deficit di razionalità o disincanto?

(Uscito su “l’Adige”, il 27 dicembre 2014, con altro titolo e in versione leggermente diversa – Pubblicato su questo sito il 17 giugno 2019) – Molti analisti di politica osservano che il cittadino medio è un consumatore ‘irrazionale’ (di politica) e che la sua insoddisfazione sulle élites politiche non sempre deriva da un giudizio ponderato sulla qualità delle prestazioni di chi governa o sulla loro effettiva cattiva performance. Aggiungono, questi analisti, che difficilmente l’elettore va a votare valutando analiticamente i vari programmi o le politiche delle forze di governo o le controproposte delle opposizioni. Sgombriamo subito il campo da equivoci o semplificazioni: 1) non sempre è così; 2) esistono vari tipi di elettori; 3) differenti sono le motivazioni e gli interessi che muovono i comportamenti elettorali (taluni virtuosi ma taluni persino inconfessabili, ad esempio legati a quella “terra di mezzo” portata alla ribalta dal sistema di corruzione emerso nella regione…

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