Dopo il Giorno della memoria. Quali lezioni per la democrazia di oggi?

(Uscito, in versione più breve, su “l’Adige”, 5 febbraio 2020 – Pubblicato su questo sito il 9 febbraio 2019) – Dopo il Giorno della memoria, arrivano i giorni successivi. C’è altro da dire sull’Olocausto, orrore dell’epoca contemporanea? Sì. I riti pubblici della memoria, specie quelli ufficiali e istituzionali, quelli integrati nel canone del calendario della memoria, sono momenti commemorativi di eventi (o personalità) che una comunità politica identifica come simboli della sua storia, dei suoi valori e della sua identità collettiva. Il simbolo attivato dalla memoria pubblica è strumento di comunicazione con cui una comunità politica esprime “chi è” e “chi vuole essere”. I riti collettivi si muovono sulle corde del pathos e della retorica, ora genuine ora di maniera. Ma per una democrazia sono anche occasione per riflettere criticamente su se stessa, sul suo presente e futuro, oltre che sul suo passato. Archiviati pathos e retorica celebrativi, la riflessione…

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Un governo bello e senz’anima? Sulla fine delle ideologie

(Uscito, in versione leggermente diversa e con altro titolo, su “l’Adige” dell’8 dicembre 2019 e “Alto Adige” del 14 dicembre 2019 – Pubblicato su questo sito l’11 dicembre 2019) – Il premier Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti capo del Pd si sono scambiati alcune considerazioni sulla politica e l’anima. Non parlano di religione o teologia. Ma di politica. La questione sollevata è se il governo giallo-rosé ha o no “un’anima”, riguarda il bisogno di “un’anima politica”, ossia che la politica di un governo e dei partiti che lo formano non sia solo immediatezza e difesa di interessi a breve termine, ma pure capacità di dare un senso alle scelte che si compiono, alla vita in comune. Il tema può sembrare retorico, e strumentale o frivolo in un’epoca di disincanto e pragmatismo. Ma io condivido simili preoccupazioni, e le prendo sul serio. Perché non abbiamo bisogno di un governo bello ma…

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Berlino 1989-2019: “Noi siamo il Popolo”. Cosa nasconde il crollo del Muro

(Uscito, in versione leggermente diversa, su “l’Adige”, 18 novembre 2019 – Pubblicato su questo sito il 21 novembre 2019) – Caduta del Muro di Berlino: evento simbolico della nostra età, catalizzatore di trasformazioni del mondo contemporaneo. Ha portato a società e culture della politica che, dopo l’”attimo fuggente”, sono diventate difficili da trattare con gli schemi del “secolo breve”: oggi una politica in movimento disorienta osservatori, esperti e cittadini. Con la caduta del Muro, nella politica erompono mutamenti profondi: tramontano il mondo e le ideologie bipolari novecentesche (“mondo libero” vs. “mondo sovietico”) e si affermano nuovi orientamenti contrapposti (globalismo e fine dei territori vs. comunitarismo e ritorno dei territori); lo Stato come fonte prima di autorità e di diritto, come regolatore dell’economia e del welfare, cede il passo al mercato-potere; s’accelerano l’integrazione e l’allargamento dell’unione Europea, tornano a lievitare sentimenti nazionali; esplodono i flussi migratori verso e dentro l’Europa e…

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