Governo condiviso o elezioni anticipate. Lettera aperta al Presidente Mattarella sulla crisi del governo Conte 2

(Pubblicato su questo sito il 26 gennaio 2021 – uscito con altro titolo su “Alto Adige”, 30.1.2021; e con altro titolo e in versione aggiornata su “l’Adige”, 2.2.2021)

Non illudiamoci. Il Covid non sarà facilmente domabile. Il Recovery plan per ottenere i finanziamenti Ue è in alto mare e Bruxelles l’ha già più volte rimandato indietro a Roma; le risorse disponibili potrebbero essere ingenti, e i soldi van spesi con intelligenza, lungimiranza e senso di giustizia, e invece scatenano appetiti belluini e guerre per chi deve gestirli, fino a travolgere il Conte 2. La società è sfibrata, la tensione sociale è latente e può esplodere da un giorno all’altro. Il discorso pubblico è avvelenato da censure praticate su internet, mentre altri media conducono campagne manipolative dell’opinione pubblica: solo superficialità induce molti a liquidare tutto come “caso Trump” e a ritenere la questione lontana o marginale per il nostro Paese. Il piano dei vaccini e quello degli aiuti a imprese e famiglie (i famosi “ristori”) non funzionano.

Nonostante l’impegno e la buona volontà di molti; nonostante l’abbondante retorica disseminata da media, scienza e politica, che tentano di sedare i cittadini, salvo poi suscitare allarmi e paure non appena la curva del contagio sale; nonostante i tanti comitati tecno-scientifici allestiti dal governo per accreditarsi di competenza, efficienza ed efficacia o per ripulirsi le mani dalla responsabilità. Nonostante tutto ciò, il tessuto morale, economico e sociale del Paese si è logorato; la sfiducia, che non si manifesta in piazza, corre con gli sfoghi “sgrammaticati” sulla rete. Senso critico e pure buon senso sono accartocciati dalla paura. La linea che separa cittadini malmessi da sudditi perbene è ancora riconoscibile?

Le misure del governo Conte 2 sono state contraddittorie. Ormai quasi da un anno il governo, di settimana in settimana, ha chiuso, riaperto, richiuso, socchiuso città e vita sociale, e imbalsamato pure il parlamento anziché cercare al suo interno un serio confronto con l’opposizione. Sembriamo nelle sabbie mobili. E proprio in questo momento, la maggioranza del Conte 2, un governo già nato forzato e fragile, è andata a pezzi. Si è deciso di cercare stampelle improbabili e poco decorose nei così detti “responsabili”, ossia nei soliti vecchi e nuovi trasformisti e opportunisti. Il Paese ha bisogno di un governo serio o almeno solido. La strada maestra sono le elezioni anticipate, quelle che solo logiche inconfessabili o di potere hanno impedito che si tenessero all’indomani dell’opaca “crisi del Papeete”. Nell’estate 2019, il no al voto fu dettato dal fine di evitare che una vittoria del centro-destra a traino Salvini diventasse decisiva nella scelta del successore di Mattarella al Quirinale; il Conte 2 di marca pentastellata, piddina e renziana aveva la missione di tenere in vita l’attuale Parlamento fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato (2022). Dietrologia? No: un segreto di Pulcinella, un segreto solo per chi non si orienta nella logica della politica, e magari è sorpreso dal machiavellismo spicciolo di Renzi. Bene (anzi: male, in democrazia). Il tentativo è stato fatto, ma non ha funzionato. Ora si vada al voto. Non è più tempo dei “pieni poteri”, quelli messi in pratica da Conte, non quelli fantasma di Salvini. Il virus non può giustificare la paralisi della democrazia, impedire le elezioni quando il Parlamento è troppo dis-rappresentativo della società. In giro per il mondo e l’Europa le elezioni si tengono, e anche in Italia molte e popolose regioni han votato. Il governo ha navigato a vista, inseguendo il virus e il disagio, affollando schermi televisivi e social con dichiarazioni rassicuranti o predicazioni, con una serie infinita di Dpcm privi di risposta ai problemi immediati e di visione strategica per il futuro. Le misure sono apparse spesso arbitrarie, tese a raccogliere effimeri consensi e a galleggiare in attesa di tempi migliori. Ma i tempi in cui ci muoviamo, caro premier, sono quelli che sono, e sono sotto i nostri occhi.

Non è tempo di vivacchiare con un Conte 2 “rimpastato”. O con un Conte 3 abborracciato. L’alternativa al voto anticipato è un “governo condiviso” di emergenza nazionale, guidato dalla seconda carica dello Stato, la presidente del Senato. Per la politica è l’ora di prendere decisioni anti-crisi importanti, difficili e necessarie mettendo insieme le ipotetiche maggioranze e minoranze, quali che esse siano.  “Signore e signori, siamo in aperta emergenza, la più grave dai tempi della seconda guerra mondiale, siamo in guerra”: per quasi un anno e fino ad oggi, questo il coro di opinione pubblica e di governo. Se è così, allora il Parlamento deve essere protagonista, luogo di pubblica discussione delle decisioni. Si formi un governo di emergenza nazionale, e “politico”, che funga da “cabina di regia” condivisa e con la fiducia trasversale degli schieramenti parlamentari. Poi verrà il voto; si ritornerà al normale antagonismo maggioranza/opposizione, si penserà al nuovo bipolarismo o quel che sarà. Dopo aver risposto all’esigenza di fare votare i cittadini. È una questione di salienza e saggezza politica di cui neppure una democrazia parlamentare può farsi beffe. Così è stato nei momenti di emergenza: nel dopoguerra, negli anni ’70. Caro Conte, nel corso dell’ultimo anno, uno statista avrebbe sentito il dovere di lavorare a un simile governo, avrebbe avuto la forza e il coraggio per compiere tale passo; lei non li ha avuti, allora è bene che senza indugi faccia un passo indietro. Non so se la politica del galleggiamento sia vantaggiosa per la maggioranza oggi in crisi, né se vada a pro del centro-destra. So che non è il bene pubblico primario; so che stiamo rischiando di far male alla democrazia e al Paese.

Caro presidente Mattarella, l’alta carica istituzionale da lei oggi rappresentata la sollecita ad assolvere un difficile e delicato obbligo politico. È nelle sue prerogative rivolgere un appello e un richiamo, essenziali, a tutti, protagonisti e comprimari dell’attuale stagione politica: o un governo condiviso di emergenza nazionale o elezioni anticipate. Non le mancheranno i buoni argomenti, costituzionali e politici: abbiamo bisogno di istituzioni che esprimano un minimo di fiducia reciproca e condivisione delle responsabilità, per arginare la deriva di fiducia democratica, per rispondere ai problemi sollevati pure da chi contesta con mezzi poveri e rudimentali la gestione della crisi e dell’intolleranza crescente. Nessun pezzo della società va abbandonato alla marginalità politica o all’alienazione sociale. Attenzione a liquidare qualcuno come “estraneo alla democrazia”. Una democrazia può anche fallire nel “recuperare certa gente”. Ma non è una democrazia se non ci prova e riprova continuamente. Caro Mattarella, è costituzionalmente corretto che lei segua la via della parlamentarizzazione della crisi di governo. Voglio pensare che Conte salito al Quirinale le abbia assicurato di avere una maggioranza per un nuovo governo: lei stesso e il suo predecessore in altre circostanze non hanno avallato tentativi “al buio”. E c’è da augurarsi, per il bene della democrazia, che se dal tentativo di queste ore verrà un “governo di minoranza”, questo goda perlomeno di un’amplissima astensione da parte dei partiti che pure non gli danno la fiducia parlamentare. Altri tatticismi e governicchi sarebbero indigesti. Data la situazione, i cittadini han diritto e dovere di andare a elezioni.

Ps: Avevo abbozzato una versione di questo articolo nello scorso ottobre, ma era rimasta nel pc. Terminava dicendo: “L’autunno sarà caldo. E il malessere democratico s’aggraverà”.

 

 

 

One Reply to “Governo condiviso o elezioni anticipate. Lettera aperta al Presidente Mattarella sulla crisi del governo Conte 2”

  1. Dall’autunno caldo all’inverno freddo. La crisi che il Paese sta attraversando richiede una nuova lettera, rivolta a Mattarella, del seguente tenore: Caro Presidente, è sotto gli occhi di tutti il fatto di essere caduti in una crisi al buio, che richiede un suo rapido intervento. Con i due ultimi governi si è definitivamente consumata la credibilità del nostro sistema politico che presupponeva l’esistenza di partiti con una dialettica interna fra base e vertice e gruppi parlamentari coerenti rispetto ai programmi elettorali. Nulla di ciò sta più avvenendo: con quarant’anni di mancate riforme costituzionali alle spalle come possiamo pensare che l’attuale sistema politico sia in grado di reggere? Ridotti al minimo i tempi di consultazione dei gruppi parlamentari, assuma Lei le decisioni costituzionalmente previste: un governo del Presidente tecnicamente attrezzato che porti alle elezioni alla scadenza naturale . al Popolo, detentore della sovranità, il compito di riformare i partiti, “con metodo democratico” .

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